I poteri straordinari dei nostri barboncini

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Una coppia austriaca guidava per raggiungere il luogo delle vacanze, che si trovava in cima a una ripida strada di montagna fiancheggiata da un lato da rocce, dall’altro da un burrone. D’un tratto la loro barboncina, Susi, si mise a ululare. “Addirittura premeva le zampe sulle spalle di mio marito per fermarlo. Io cercai di tranquillizzarla, ma senza successo; il suo comportamento si fece selvaggio. Esterrefatto, mio marito rallentò. Al tornante seguente rimanemmo senza fiato: la strada non c’era più. Qualche metro davanti a noi si spalancava un precipizio. Uno smottamento si era portato via tutta la strada. Susi ci aveva salvato la vita.” (testimonianza di Friedel Ehlenbeck).

Ruby (di Silvia Scarpellini)

Questa testimonianza si trova nel capitolo 15 di un libro scritto da Rupert Sheldrake, un biologo inglese, autore di diversi libri. Il libro al quale mi riferisco si intitolava Dogs that know when their owners are coming home, fu pubblicato nel 1999 e due anni dopo comparve anche in Italia con il titolo I poteri straordinari degli animali, mentre la traduzione letterale del titolo inglese originale sarebbe stata all’incirca Cani che sanno quando i loro padroni stanno tornando a casa e faceva riferimento all’eccezionale e per noi incomprensibile capacità dei cani di individuare persone e luoghi anche a grande distanza, come in quest’altra testimonianza, tratta dal capitolo 12 del volume e riguardante Tasha, la barboncina di Alice Palmer, di Chicago:

Andavamo a trovare mio figlio, che sta a circa duecento chilometri da casa; quando mancava una decina di chilometri all’arrivo, Tasha si destava, si metteva in piedi sul sedile posteriore sul quale stava dormendo, annusava dai finestrini e guardava fuori tutta emozionata fino all’arrivo.

Spike (di Donatello Di Lonardo)

Nel suo libro, Sheldrake cita una lunga serie di testimonianze e di interviste a dimostrazione della propria tesi secondo la quale gli animali possiedono capacità che l’uomo ha perduto con la sua evoluzione, alcune delle quali fanno venire anche un po’ i brividi, come questa tratta dal capitolo 6 e sempre riferita a un cane barbone:

Nel 1968 mio marito e io eravamo in vacanza in Manda, nella contea di Cork; il sabato di Pasqua mio marito morì improvvisamente. Il nostro barbone di taglia media di sette anni stava presso amici a St. Albans. Appena dopo mezzanotte il cane si mise a ululare e si precipitò di sopra dalla mia amica che stava facendo il bagno. Poco dopo mezzanotte mio marito spirò, (testimonianza della signora G. Moore, di St. Albans, Hertfordshire).

Cloe (di Nicol Piazzi)

Nel momento in cui scrivo questo articolo, il volume in italiano non è più disponibile, se ne trova solo una versione ebook in inglese, ragion per cui ho voluto trarre da esso una serie di episodi che si riferiscono proprio ai nostri amici barboncini e che probabilmente stupiranno più gli altri che noi proprietari di un barboncino, che abbiamo vissuto alcune situazioni come questa, tratta dal capitolo 7:

Il giorno in cui portavamo la nostra barboncina Snowy a fare la toeletta (all’incirca ogni mese e mezzo), facevamo di tutto perché lei non lo venisse a sapere, ma non c’era verso: si nascondeva sempre sotto il letto o sotto il pianoforte. Non sono mai riuscita a scoprire come facesse, se non leggendomi nel pensiero. (testimonianza di Sylvia Scott, Goostrey, Cheshire).

Sky (di Ela Rusi)

Credo che anche quest’ultima esperienza, tratta dal capitolo 5 del libro, sarà comune a chi ha vissuto con un cane barbone:

Jeannette Hamilton di Redwood City, California, si è accorta che il suo barbone di taglia media, Marcus, è straordinariamente sensibile ai suoi stati d’animo. “Ogni volta che piango (silenziosamente) lui viene da me e lecca le mie lacrime. È sempre sulla mia lunghezza d’onda, si trovi ai miei piedi o in un’altra stanza, sveglio o addormentato”.

E voi? Avete vissuto esperienze analoghe o simili? Se vi è capitato, scrivetelo nei commenti a questo articolo.

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