Il risultato delle selezioni che condussero alla nascita della razza barbone (di cui abbiamo parlato nell’articolo “Un cane da riporto“), non fu solo un cane dotato di un buon fiuto e di ottime capacità natatorie, ma anche un cane che dimostrò grandi capacità di addestramento, un’eccezionale abilità soprattutto nel reggersi a lungo sulle sole zampe posteriori e un aspetto allo stesso tempo buffo e dolce.
Proprio per queste caratteristiche, alcuni proprietari cominciarono ad addestrarli a ricevere il cibo rimanendo alzati sulle zampe posteriori e, di lì, a effettuare anche saltelli o vere e proprie giravolte. Dopo che barboncini erano stati utilizzati già da zingari e artisti itineranti, all’inizio dell’Ottocento e per tutto il Novecento non furono pochi i circhi nei quali era previsto un piccolo numero di intrattenimento incentrato su queste abilità del barboncino, che suo malgrado divenne quindi un fenomeno da baraccone, spesso vestito come una persona e tosato in maniera da esaltarne l’aspetto buffo e dolce.
Nei circhi e negli spettacoli di piazza, il barboncino venne utilizzato non solo per il suo aspetto simpatico e per le sue abilità da equilibrista, ma anche – se non soprattutto – per la sua eccezionale capacità di imparare.
Tra il 1814 e il 1824, ad esempio, Le Cirque Olympique, fondato a Parigi, ebbe come numero di spicco quello di Munito(pr. miunitó), un barboncino bianco tosato “alla leoncina”che si diceva fosse in grado di eseguire calcoli matematici, di comprendere gli ordini in più lingue (francese, inglese, italiano, tedesco, latino), di riconoscere i colori e di giocare a domino (v. fig. successiva) [1].
Munito si esibiva al centro di un cerchio formato da cartelloni che riproducevano cifre o lettere, che senza errore addentava e portava al suo padrone dopo che questo gli aveva, ad esempio, chiesto il risultato di un’operazione matematica. L’addestratore, un olandese di nome Nief che però si presentava al pubblico come Signor Castelli,sfruttava a tal fine la capacità del barboncino di associare una parola, un gesto o anche solo la posizione dei piedi dell’addestratore per scegliere “la risposta” corretta.
Il successo di Munito fu tale che il suo addestratore lo portò in esibizione anche a Londra, dove il barboncino sorprese il pubblico che pagava uno scellino a testa per vedere quello che era stato soprannominato “The Learned Dog”, vale a dire “il cane istruito”.
Dall’Inghilterra, Munito passò in Germania, dove si esibì a Monaco, Berlino e Augusta. Di lì tornò in Francia, ma i suoi spettacoli terminarono all’inizio del 1824, a causa della morte del barboncino.
Tre anni dopo, il Signor Castelli ricomparve sulle scene, ma fu immediatamente chiaro che il cane presentato come Munito era un altro barboncino, di taglia più piccola e – purtroppo – con doti meno spettacolari rispetto al suo predecessore. L’addestratore riuscì comunque a trarre buoni guadagni anche da questo nuovo cane, che fu ribattezzato Young Munito, il “giovane Munito”, in quanto l’addestratore sostenne che era il figlio del primo, dal quale avrebbe ereditato le straordinarie capacità.
Per limitare i confronti con il primo barboncino, gli spettacoli furono spesso organizzati in città e paesi non toccati dalla prima tournée: Russia, Polonia, Austria, Svezia (dove anche lo scrittore August Strindberg riferì di aver assistito a uno spettacolo sorprendente) e persino gli Stati Uniti[2].
[1] Bibliothèque Forney, Lever de rideau: les arts du spectacle en France dans la collection de la Bibliothèque Forney, Fenix, 1987, pp. 591-592.
[2] Jan Bondeson, Amazing Dogs: a cabinet of canine curiosities,
Amberley Publishing, 2011, capitolo II “The Great Munito”.
Questo articolo è tratto da "La fantastica storia del cane e del barboncino", che ti racconta quando, come e perchè sono nati e si sono evoluti il cane e la razza barbone.
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