Sin dal Quattrocento possediamo testimonianze che accertano la presenza di cani barbone in alcune corti reali e palazzi nobiliari, principalmente in Spagna e Germania, il che spinse gli allevatori a selezionare gli incroci per ottenere esemplari di dimensioni talmente piccole da poterli tenere d’inverno come scaldamani nelle grandi maniche delle camicie in uso nelle classi più ricche.
La spinta alla selezione di barboni di piccole e piccolissime dimensioni, fu stimolata anche dal desiderio di utilizzarli per la ricerca dei tartufi, sfruttandone l’eccezionale olfatto e limitando al massimo il danneggiamento del tartufo durante lo scavo da parte del barboncino, poiché le limitate dimensioni delle zampe di questi barboncini riducevano i danni al prezioso fungo.
Nel Settecento, poi, si diffuse una vera e propria moda del cane barbone nelleclassi più ricche e potenti, che quasi ne impose una sua presenza nelle case reali: dalla corte di Anna Stuart regina di Gran Bretagna all’inizio del Settecento, alla reggia di Versailles di Luigi XV – grande appassionato del barboncino– e di Luigi XVI alla fine del Settecento, passando per la corte e le case nobili di Spagna, dove il famoso pittore Francisco Goya ritrasse più volte dei barboncini nelle sue opere (v. figura in alto).
Ad attrarre i nobili, in particolare le dame, era da una parte l’andatura del cane barbone – che per la sua eleganza e leggerezza ha un qualcosa di “altezzoso” che veniva paragonata a quella dei cavalli arabi – e dall’altra le numerose possibilità di tosatura offerte dal suo pelo.
Questo articolo è tratto da "La fantastica storia del cane e del barboncino", che ti racconta quando, come e perchè sono nati e si sono evoluti il cane e la razza barbone.
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