Non contento di accompagnare il suo amico a due zampe nella caccia alle anatre, di stupirlo con numeri di intelligenza e di abilità in spettacoli ambulanti, di essere ritratto insieme a nobili e regnanti, il nostro barbone-barboncino compare al suo fianco anche in una delle più stupide delle occupazioni dell’uomo: la guerra.
Gli episodi rintracciabili nei documenti storici sono molti e alcuni meritano di essere ricordati.
Tra 1638 e 1641, ad esempio, il principe Rupert del Reno, generale e ammiraglio tedesco, dopo essere stato sconfitto e catturato nel corso della Guerra dei Trent’anni, passò un periodo di prigionia nella fortezza austriaca di Linz. Per sconfiggere la sua solitudine, l’ambasciatore inglese a Vienna (Rupert era nipote di Carlo I Stuart, che fu Re d’Inghilterra, Scozia, Irlanda e Francia) gli donò un barboncino bianco di nome Boy o Boye.
Il principe Rupert passava molto tempo con Boy, tra lo stupore di chi lo conosceva come persona irrequieta e poco incline a occuparsi degli altri: “È insolito osservare questo uomo audace e irrequieto” – scrisse Eliot Warburton, uno scrittore irlandese dell’epoca – “mentre si diverte ad insegnare a un cane quella disciplina che lui non potrebbe mai apprendere”. Boy rimase fedele compagno del principe anche dopo la liberazione di quest’ultimo e sino alla battaglia di Marston Moor, che vide un’ennesima sconfitta del principe Rupert e, purtroppo, la morte di Boy. Ingrandendo una xilografia seicentesca, possiamo vedere come anche Boy fosse tosato “alla leoncina”, con il pelo che ricopriva la parte anteriore del corpo e la punta della coda (v. fig. successiva).
Nei primi anni dell’Ottocento, le testimonianze di barboni-soldato che accompagnano le truppe napoleoniche furono numerosissime, sia negli scritti che nei dipinti.
Il più famoso tra questi cani barbone fu, probabilmente, Moustache(si pronuncia mustàsc, con la “sc” pronunciata come nella parola “scena”), un barbone nero che divenne prima la mascotte e poi – come spiegheremo subito dopo – un vero e proprio “soldato” del 40° Reggimento della fanteria di linea francese, dopo essersi reso protagonista di episodi di guerra.
Dapprima il 14 giugno del 1800, durante la battaglia di Marengo, segnalò con il suo abbaio la presenza di una spia austriaca che si era intrufolata nel reggimento francese per organizzare un attacco a sorpresa. Cinque anni dopo, nella battaglia di Austerlitz, era accanto a un giovane portabandiera francese che venne ferito a morte. Mentre i nemici si avvicinavano per rubare la bandiera come trofeo di guerra, Moustache l’avrebbe presa tra i denti e sarebbe poi corso nelle fila francesi evitando la sottrazione del vessillo, che sarebbe stata per i soldati una vergogna. Alla fine della battaglia – una delle vittorie determinanti di Napoleone Bonaparte – l’esercito decise perciò di premiare Moustache conferendogli una medaglia d’onore e scrivendo il suo nome nel registro del reggimento, considerandolo quindi da allora in poi un vero e proprio soldato, cui spettavano una razione di cibo e una paga. Come un soldato, Moustache purtroppo morì l’11 marzo nell’assedio della città spagnola di Badajoz, colpito da una cannonata.
A parte Moustache, le cronache delle guerre napoleoniche ci hanno trasmesso i nomi di altri cani barbone che dimostrarono nei fatti il loro attaccamento ai loro amici a due zampe. Sappiamo, ad esempio, di Barbuche(pr. barbùsc, con la “sc” pronunciata come nella parola “scena”) che sarebbe appartenuto a Giovannino, un ragazzo italiano orfano, che era sotto la tutela del sergente francese Fourgasse. Durante una delle battaglie della campagna napoleonica in Italia, Giovannino venne ucciso e Barbuche perse una zampa nel tentativo di salvarlo. Il sergente Fourgasse, colpito dall’avvenimento, adottò Barbuche.
Mouton (pr. mutòn) era invece il nome dato a un cane barbone trovato e adottato da un reggimento napoleonico in Spagna nel 1808. Mouton seguì i soldati in diverse battaglie sino alla disastrosa campagna di Russia, durante la quale perse l’uso delle zampe anteriori congelate dalla neve. La truppa decise di non abbandonarlo e neglispostamenti Mouton veniva trasportato sulle spalle da uno dei soldati. Proprio sulle spalle di un granatiere morì, colpito da due cosacchi a cavallo, insieme al soldato che lo stata trasportando.
Non abbiamo qui il tempo di parlare di altri barboni-soldato nell’epoca napoleonica: da Magrita,che portava legato al collo un sacco con le bende necessarie al primo soccorso per i feriti, a Moffino, che fu smarrito e ritenuto morto durante la battaglia della Beresina in Russia, ma che secondo racconti dell’epoca sarebbe riuscito un anno dopo a ritrovare il suo padrone, un caporale italiano, a Milano, a più di duemila chilometri di distanza!
I cani barbone accompagnarono i loro amici umani anche in molte altre guerre, al punto che durante la seconda guerra mondiale, negli Stati Uniti d’America fu indetta una campagna di reclutamento di cani per l’esercito e su alcuni manifesti per l’arruolamento comparvero proprio i cani barbone.
Nella fig. successiva, vediamo invece una squadra di Vigili del Fuoco a Londra nel 1940, mentre infuriavano i bombardamenti aerei tedeschi sulla capitale britannica, in un momento di pausa mentre bevono un the caldo e offrono un biscotto al cane barbone di taglia gigante che li aiuta nel loro lavoro di rimozione delle macerie e ricerca di sopravvissuti sotto i resti degli edifici crollati per i bombardamenti.
Questo articolo è tratto da "La fantastica storia del cane e del barboncino", che ti racconta quando, come e perchè sono nati e si sono evoluti il cane e la razza barbone.
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