Anche se erano già stati fatti tentativi per ottenere cani barbone di dimensioni più piccole, sino a quasi tutto l’Ottocento buona parte dei cani barbone corrispondeva nelle dimensioni all’attuale “barbone medio”, con un’altezza al garrese che va dai 35 ai 45 centimetri. Anche i possibili colori del pelo erano meno numerosi rispetto ai giorni nostri: sostanzialmente solo bianco, nero o marrone.
Fu all’inizio del Novecento che gli allevatori, principalmente quelli inglesi, moltiplicarono taglie e colori attraverso una continua selezione degli accoppiamenti, senza ricorrere a incroci con cani di altre razze. Così, per ottenere cani barbone di taglia minore veniva favorito l’accoppiamento di cani barbone di dimensione più piccola della media, in modo che almeno una parte dei cuccioli che nascevano da questi accoppiamenti avessero dimensioni ancora minori e così via, attraverso molteplici tentativi.
Nel 1922, a Parigi, nacque il “Club du Caniche” (pr. klèb diù kanìsc, con la “sc” finale pronunciata come nella parola “scena”) la prima associazione di amici dei barboncini, il cui standard di razza venne fissato nel 1936. Negli Stati Uniti, l’American Kennel Club (o AKC), – il registro di pedigree di cani di razza fondato nel 1884 –già nel 1887 aveva riconosciuto la razza dei barboncini, o poodles (pr. pùdols).
Di incrocio in incrocio si arrivò così al “barbone nano” o “barboncino” e di lì al toy e di nuovo, come nel Settecento, il barboncino divenne l’icona di molti VIP. Stavolta però non si trattava di nobili o regnanti, ma di star dello spettacolo come Walt Disney, Elvis Presley (v. fig. successiva), Elisabeth Taylor, Katharine Hepburn.
Oggi il barbone, in tutte le sue varianti, è considerato un cane da compagnia e come tale è classificato anche dalla Federazione Cinologica Internazionale.
Le sue caratteristiche ne spingono però all’utilizzo anche in altri campi e con buoni risultati, ad esempio come cani guida (in particolare per le persone non vedenti allergiche al pelo dei cani), assistenza a persone con altre disabilità fisiche o psicologiche (ottimi risultati ha fornito ad esempio come cane da compagnia per persone anziane con problemi di demenza senile), cani da tartufo, ecc.
In alcune parti del mondo, inoltre, da più di trent’anni si cerca con l’addestramento e selezioni controllate di potenziare l’antica propensione alla caccia che aveva probabilmente condotto all’origine della specie.
Nell’America del Nord, ad esempio, nel corso degli anni sono stati ben tredici i barboncini che hanno vinto il titolo di National Master Hunt Dogs (NMH), legato a una competizione che premia le razze canine che si segnalano per la loro abilità come cani da riporto nella caccia.
Attraverso una serie di prove che prevedono diversi ambienti di caccia tra i quali paludi, laghi e montagne, i barboncini hanno in alcuni casi battuto razze canine appartenenti alla classificazione ufficiale dei retriever (si pronuncia rétriver e significa “cane da riporto”), tra cui il golden retriever, il cocker americano e il cocker spaniel, il labrador retriever, tradizionalmente considerate più indicate come cani da riporto nella caccia.
I barboncini, in particolare, hanno dimostrato doti eccezionali nella velocità con la quale si lanciano immediatamente, senza alcuna sollecitazione da parte del padrone, alla ricerca della preda, nella memorizzazione del luogo dove hanno visto cadere la preda colpita, nell’abilità nel muoversi attraverso terreni anche disagiati o pieni di vegetazione e, soprattutto, nella capacità di effettuare il recupero della preda anche in acqua.
Al di là del giudizio personale che ognuno di noi può esprimere nei confronti della caccia, l’utilizzo dei barboncini in questo ambito è come un cerchio che si chiude e questo istinto millenario che aveva portato alla nascita del cane barbone è lo stesso che si attiva quando lanciamo una pallina al nostro amico barboncino, che ce la riporterà indietro scodinzolando felice, dopo averla recuperata tra mille oggetti se siamo in casa, in mezzo all’erba se siamo in un prato, o nell’acqua se ci troviamo sulle rive del mare, di un lago o di un corso d’acqua.