Scegliere l’allevatore

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Se decidiamo di acquistare il cucciolo di barboncino da un allevatore, dedichiamo del tempo alla scelta dell’allevamento giusto, evitando di basarci solo sulla vicinanza geografica o sui consigli di altre persone.

Scegliere l’allevatore giusto dal quale acquistare quello che poi diverrà un componente della nostra famiglia per molti anni, significa limitare il più possibile tutta una serie di problemi che potrebbero manifestarsi nel futuro, a cominciare dalla salute del cane.

Thor (di Federica Terranova)

Ecco, perciò, alcuni consigli che possono aiutare nella scelta dell’allevamento presso il quale acquistare il nostro barboncino:

  • è preferibile che l’allevatore sia iscritto al registro allevatori dell’ENCI (Ente Nazionale della Cinofilia Italiana) o ad altri elenchi nazionali riconosciuti;
  • se l’allevatore ha diverse razze di cani in vendita, non è un buon segno, perché gli allevatori più esperti e scrupolosi preferiscono in genere dedicarsi a un’unica razza canina, al massimo a due;
  • l’allevatore deve esercitare la sua professione in maniera responsabile, effettuando screening e controlli sanitari regolari, deve perciò poterci fornire documenti scritti che attestano la buona salute del cucciolo;
  • durante le nostre visite all’allevamento, osserviamo se l’ambiente in cui vivono i cani è pulito, se i cuccioli presentano occhi, orecchie e narici privi di sporcizia; se è possibile, visitiamo l’allevamento senza preavviso;
  • l’allevatore deve darci la possibilità di vedere i genitori del barboncino che intendiamo acquistare, in modo da poterci assicurare che il loro carattere non sia eccessivamente timido oppure aggressivo: devono potersi fare accarezzare e reagire alle carezze mostrando un comportamento allegro. In alcuni casi potrà essere visibile solo la madre del cane, perché l’allevatore ha acquistato il seme o la monta di un cane barbone non di sua proprietà, presumibilmente un ottimo esemplare di quella razza per assicurarsi il miglior patrimonio genetico paterno. Se però neppure la mamma è presente nell’allevamento, occorre diffidare, perché potrebbe significare che l’allevatore non è tale, ma solo una terza parte che si occupa della vendita più che del benessere dei suoi cani;
Luna e i suoi cuccioli (di Donatella Fenu)
  • l’allevatore deve poterci mostrare documenti scritti che attestino che i genitori del barboncino sono stati testati per le più comuni patologie ereditarie, come quelle che riguardano problemi all’anca o agli occhi;
  • l’eventuale collocazione della nostra richiesta di acquisto in una lista di attesa non deve stupirci, anzi può essere interpretata come un segno di serietà dell’allevatore;
  • un allevatore coscienzioso fa domande sulla nostra casa e sui componenti della famiglia, per aiutarci a capire se ci sono eventuali condizioni che sconsigliano l’acquisto di un barboncino;
  • la richiesta di un prezzo molto più basso rispetto alla media di mercato non è in genere un buon segno;
  • del tutto negativa, oltre che illegale, è un’eventuale proposta di cederci un barboncino che non abbia compiuto almeno sette settimane di vita;
  • un allevatore coscienzioso fa domande sulla nostra casa e sui componenti della famiglia, per aiutarci a capire se ci sono eventuali condizioni che sconsigliano l’acquisto di un barboncino e a volte preferiscono evitare il contatto dei possibili futuri proprietari con i cuccioli prima che questi ultimi siano stati vaccinati, perché gli acquirenti di cani passano da un luogo di vendita all’altro oppure anche da canili, e in questo modo possono diffondere dei germi potenzialmente mortali per cuccioli non vaccinati.
Nanà (di Costantina Vitiello)

L’allevatore dovrà consegnarci il barboncino che abbiamo deciso di acquistare, preferibilmente quando questo avrà 8-9 settimane di vita, con l’attestazione di aver effettuato la sverminazione e la vaccinazione primaria contro cimurro, epatite e parvovirus e con il microchip già innestato.

Il microchip, o chip elettronico, consiste in una piccola capsula di vetro biocompatibile, poco più grande di un chicco di riso (v. fig. successiva), al cui interno si trova un dispositivo detto trasponder che comunica ad appositi lettori elettronici un codice a 15 cifre che consente di risalire ai dati riguardanti il cane e il suo proprietario. In Italia ne è obbligatorio l’utilizzo. Il microchip viene fatto scivolare sotto la pelle del cane dal veterinario, usando un apposito ago e la durata della batteria che lo alimenta è superiore a quella della vita del cane.

Il certificato di nascita sarà disponibile due o tre settimane dopo, ma è possibile chiedere all’allevatore di scrivere sul certificato di vendita il numero di pratica che inoltrerà per la richiesta del certificato di nascita.

In genere gli allevatori più professionali forniscono anche un sacchetto del cibo che il cucciolo è abituato a mangiare, in modo da poterlo abituare progressivamente a un eventuale cambio di alimentazione.

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