Anche se noi tendiamo inevitabilmente a “umanizzare” il nostro barboncino, riconoscendogli atteggiamenti o sentimenti simili ai nostri, egli rimane un cane e quindi pensa come un cane e si comporta come un cane. In natura lui è portato ad abbaiare, a guaire, a ululare, a scavare, a marcare il territorio con piccole quantità di urina, a mordere in caso di pericolo; comportamenti istintivi che occorre forzatamente limitare, in particolar modo se il barboncino vive in un appartamento.
Tutto ciò non esclude che si possa invece scegliere di accogliere il proprio barboncino come un nuovo bambino in famiglia, permettendogli una serie di comportamenti che farebbero storcere la bocca a molti allevatori: tenerlo in braccio a lungo, farlo salire su sedie, divani o sul letto. Si tratta di scelte individuali, allo stesso modo della scelta che porta alcune persone a non valutare nemmeno l’acquisto di un cane privo di un pedigree, mentre altre ritengono immorale acquistare un cane se già ve ne sono tanti in cerca di adozione nei canili e nei rifugi.
Lo ripetiamo con chiarezza: sono scelte individuali che vanno rispettate e dei cui effetti, sia positivi che negativi, si assumono le responsabilità le persone che le hanno compiute. Per questo motivo è inutile e fastidiosa la costante polemica che oppone i sostenitori di metodi rigidi di addestramento a coloro che rivendicano l’autonomia di scelta del barboncino, così come quella tra sostenitori e oppositori del pedigree.
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