Ogni barboncino deve essere considerato come un individuo a sé, con caratteristiche proprie che lo differenziano dagli altri barboncini e lo rendono unico. Questa premessa è fondamentale prima di trattare del carattere dei barboncini, in quanto di seguito fornirò informazioni generali che in alcuni casi potrebbero accordarsi solo in parte con il carattere del vostro barboncino.
Un esempio pratico potrà servire a chiarire il concetto: la risposta della razza a una persona a loro sconosciuta che entra in casa può essere molto diversa; alcuni barboncini reagiscono affettuosamente saltando intorno allo sconosciuto e cercando una carezza, altri diventano timidi e riservati, altri ancora abbaiano o addirittura ringhiano pensando a un possibile pericolo.
In linea generale, come abbiamo già ricordato, il barboncino è un cane estremamente socievole, che ama stare in compagnia di persone e di altri cani e va d’accordo con i bambini. Più di altre razze canine cerca l’attenzione delle persone con cui vive, alle quali tende a legarsi strettamente. Per questo motivo non è consigliabile lasciarlo solo per lungo tempo, a meno che non abbia la compagnia di un altro cane.
È dotato di una spiccata intelligenza e velocità nell’apprendimento. Secondo alcuni etologi, un barboncino ha un’età mentale paragonabile a quella di un bambino di circa tre anni e la sua psicologia si basa fondamentalmente sul principio azione-reazione, vale a dire che associa a un’azione (ad esempio una situazione, oppure un comando) un proprio comportamento[1]. Si ritiene che un barboncino sia in grado di “comprendere” circa 200 parole umane, nel senso che riconosce ognuna di quelle parole come un’azione (“Seduto!”; “Vieni!”; “Bravo!”; “Lascia!”, ecc.) e le associa alla rispettiva reazione.
Proprio per questo motivo, il barboncino apprezza ritmi di vita e attività che si ripetono ogni giorno, quelle che noi potremmo definire delle routine e che generalmente associamo a qualcosa di monotono.
[1] Le prime prove a sostegno della tesi di un’intelligenza canina basata sul rapporto azione-reazione si devono allo scienziato russo Ivan Pavlov, che studiando l’apparato digerente dei cani all’inizio del Novecento scoprì che la sola vista del cibo provocava in loro la salivazione e che se alla vista del cibo veniva associato ripetutamente un suono, i cani cominciano a salivare anche solo sentendo quel suono, senza vedere il cibo. La scoperta di quello che Pavlov definì “riflesso condizionato” gli valse nel 1904 il Premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia.
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Birba 10 anni appena compiuti lei invece ha il terrore dei bambini e devo stare molto attenta perché se si avvicinano non so la reazione e non so mai come comportarmi!!! Come posso fare???