Voglio parlarvi di un libro di cui consiglio la lettura per diverse buone ragioni:
- è di piacevole lettura: poco più di 100 pagine, scritte in un linguaggio assolutamente non specialistico;
- è stato scritto da un premio Nobel: gli venne assegnato nel 1973, per aver fondato l’etologia, la scienza che studia il comportamento animale;
- tratta benissimo i nostri amici barboncini, che considera tra le diverse razze canine quelle che sono maggiormente in grado di capire i sentimenti umani.
Il libricino si intitola “E l’uomo incontrò il cane” e fu scritto da Konrad Lorenz nel 1950.
Lorenz ci parla prima dell’addomesticamento del lupo (oltre che dello sciacallo), dal quale derivano tutte le odierne razze canine, poi dello straordinario attaccamento del cane, quindi dell’addestramento dei nostri amici.
Come ho detto, lo stile di scrittura è molto accattivante, capace di fondere competenza scientifica con semplicità di linguaggio. Lorenz, ad esempio, si sofferma sul noto fenomeno della somiglianza tra cane e suo proprietario:
Nello stesso modo come capita di ritrovare in coppie anziane tratti somiglianti tali da far pensare che siano fratello e sorella, così anche fra il padrone e il cane, col passar degli anni, si possono notare nei gesti somiglianze che sono commoventi e, al tempo stesso, comiche. […]
I cani di mia moglie sono sempre estremamente puliti e hanno uno spiccato senso dell’ordine: evitano di loro iniziativa le pozzanghere e si muovono sui più piccoli viottoli, fra aiuole di fiori e ortaggi, senza mai calpestare niente. I miei, al contrario, si rotolano per principio in ogni pozza che trovano e portano in casa un sudiciume indescrivibile: insomma, tra i nostri cani ci sono le stesse diversità che fra me e mia moglie. […]
Un altro parallelo sta nel fatto che, nonostante la stretta parentela, i cani di mia moglie sono sempre di appetito moderato e di gusti delicati, mentre i miei si abboffano senza alcun ritegno.
Anche se a molti non farà piacere, Lorenz non era assolutamente un sostenitore del pedigree, ritenendo che le attuali pratiche dell’allevamento favoriscano l’aspetto estetico a scapito delle caratteristiche psichiche del cane:
Fra i cani da circo capaci di complicatissimi giochi di bravura che presuppongono una grande capacità di apprendimento, solo in pochissimi casi si trovano cani di razza; non certo perché un bastardo costi meno, anzi, per cani da circo dotati di talento si pagano cifre astronomiche, ma piuttosto grazie a quelle particolari qualità psichiche che sono determinanti per il cane artista. Oltre al livello più alto di intelligenza e di capacità di apprendimento, sono soprattutto il minore “nervosismo” e la migliore attitudine a sopportare le tensioni, propri del cane bastardo, a rendere possibili prestazioni qualitativamente superiori. […]
È triste ma innegabile che una accurata selezione di caratteri fisici non è conciliabile con una selezione di caratteri psichici. Gli esemplari che rispondono a tutte le esigenze in entrambi i campi sono troppo rari per poter fondare solo su di loro la continuazione di una razza. Come io non conosco un solo scienziato veramente di genio che sia anche un Apollo, o una donna che incarni la bellezza ideale e sia dotata di un’intelligenza più che mediocre, così non conosco alcun campione di una qualsiasi razza canina che vorrei avere come mio cane. Con ciò non voglio dire che questi due diversi ideali si escludano necessariamente a vicenda: non si vede perché un cane di razza eccezionalmente bello non potrebbe essere dotato anche di eccezionali qualità psichiche; ma ciascuno di questi ideali è già di per sé abbastanza raro perché non sia estremamente improbabile trovarli riuniti in un unico soggetto. Anche se un allevatore si pone come compito una severissima selezione da entrambi i punti di vista, in pratica non potrà fare a meno di scendere a dei compromessi. […]
Un bastardo intelligente, fedele, animoso e con i nervi a posto, dà alla lunga assai più soddisfazioni che non un campione purissimo costato un patrimonio.
Infine, indipendentemente dal pedigree, Lorenz ci ricorda la lealtà dei nostri amici cani, che dovrebbe quantomeno portarci a riflettere sull’impegno che assumiamo nei loro confronti quando decidiamo di condividere insieme una parte di vita:
La fedeltà di un cane è un dono prezioso che impone obblighi morali non meno impegnativi dell’amicizia con un essere umano. Il legame con un cane fedele è altrettanto “eterno” quanto possono esserlo, in genere, i vincoli fra esseri viventi su questa terra. È una riflessione che dovrebbe fare chiunque si appresta ad acquistare un cane.